IL SUICIDIO DELLA PACE
Alessandro Colombo, docente Università Statale Milano e Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
Dopo quasi quarant’anni dalla fine della Guerra fredda, la guerra è tornata dalla periferia al centro del sistema internazionale, costringendo l’Europa e il mondo a confrontarsi persino con il rischio di uno scontro diretto tra grandi potenze. Questo disincanto è il segno per eccellenza del collasso dell’ordine internazionale: un collasso che investe i rapporti diplomatici, le istituzioni internazionali, la globalizzazione economica e le norme fondamentali della convivenza internazionale – a cominciare da quelle sull’uso e sui limiti dell’uso della forza. Da qui, allora, l’urgenza di chiedersi come sia stato possibile ricadere in questa condizione, dopo le illusioni e l’euforia di soli trent’anni fa. Rinunciando come prima cosa a contrapporre una presunta età dell’oro dell’apertura e dell’ottimismo a una regressione nella chiusura e nel risentimento. E riconoscendo come, in realtà, la condizione attuale sia in larga parte figlia delle forzature, delle amnesie e dei veri e propri errori che l’ordine internazionale liberale ha accumulato già a partire dalla sua fondazione.
Alessandro Colombo insegna Relazioni internazionali nel dipartimento di Studi internazionali, giuridici e storico-politici dell’Università degli Studi di Milano. È responsabile del Programma Relazioni Transatlantiche dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Tra le sue pubblicazioni, La disunità del mondo (Feltrinelli, 2010), Tempi decisivi (Feltrinelli, 2014), Guerra civile e ordine politico (Laterza, 2021), Il governo mondiale dell’emergenza (Raffaello Cortina, 2022).
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